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domenica 2 febbraio 2014

da “Master of many trades” di Robert twigger - su Aeon Magazine

Il vero maestro non ha nessun strumento, solo un’infinita capacità d’improvvisare con quello che si trova a disposizione. E più campi del sapere riesci ad abbracciare, maggiori sono le tue capacità d’improvvisazione.

Quando il corpo rimane fermo e la mente è costretta a fare qualcosa di ripetitivo, l’umano dentro di noi si ribella.

Nell’antichità classica, un “polimata” (dal greco ‘sapere molte cose’) era un uomo che “aveva imparato molto” riuscendo ad eccellere in campi diversi.

Richard Feynman ebbe le idee sulla elettrodinamica quantistica che gli valsero il Nobel riflettendo su un suo strano hobby: far girare un piatto sul dito (suonava anche il bongo ed era un abile scassinatore di cassaforti).

L’invenzione è nemica della specializzazione. La natura e il progresso umani sono fondamentalmente eclettici.

La sensazione che sia più facile imparare quando si è giovani non è del tutto sbagliata, o almeno ha una base concreta nella neurologia. Ma il presupposto che l’apprendimento in un certo senso s’interrompa quando lasciamo la scuola o l’università o raggiungiamo i trent’anni è smentito dai fatti.

Il motivo per cui tanta gente rifugge da attività polivalenti è che pensa di non poter acquisire nuove abilità. Io credo che tutti possano farcela - e a qualunque età - ma solo se continuano a imparare.

La vecchia idea rinascimentale di padroneggiare mestieri manuali e intellettuali sembra davvero influire positivamente sulla nostra capacità di imparare cose nuove.

C’è spesso qualcosa di piuttosto scontato nelle persone con pochi interessi: sono noiose e non hanno senso dell’umorismo. Sospetto invece che diventando più poliedrici, il senso della proporzione e dell’equilibrio si rafforzi, e di conseguenza il senso dell’umorismo migliori. E questo non può essere un male.

http://aeon.co/magazine/world-views/anyone-can-learn-to-be-a-polymath/

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