da “Master of many trades” di Robert twigger - su Aeon Magazine
Il vero maestro non ha nessun strumento, solo un’infinita capacità d’improvvisare con quello che si trova a disposizione. E più campi del sapere riesci ad abbracciare, maggiori sono le tue capacità d’improvvisazione.
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Quando il corpo rimane fermo e la mente è costretta a fare qualcosa di ripetitivo, l’umano dentro di noi si ribella.
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Nell’antichità classica, un “polimata” (dal greco ‘sapere molte cose’) era un uomo che “aveva imparato molto” riuscendo ad eccellere in campi diversi.
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Richard Feynman ebbe le idee sulla elettrodinamica quantistica che gli valsero il Nobel riflettendo su un suo strano hobby: far girare un piatto sul dito (suonava anche il bongo ed era un abile scassinatore di cassaforti).
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L’invenzione è nemica della specializzazione. La natura e il progresso umani sono fondamentalmente eclettici.
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La sensazione che sia più facile imparare quando si è giovani non è del tutto sbagliata, o almeno ha una base concreta nella neurologia. Ma il presupposto che l’apprendimento in un certo senso s’interrompa quando lasciamo la scuola o l’università o raggiungiamo i trent’anni è smentito dai fatti.
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Il motivo per cui tanta gente rifugge da attività polivalenti è che pensa di non poter acquisire nuove abilità. Io credo che tutti possano farcela - e a qualunque età - ma solo se continuano a imparare.
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La vecchia idea rinascimentale di padroneggiare mestieri manuali e intellettuali sembra davvero influire positivamente sulla nostra capacità di imparare cose nuove.
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C’è spesso qualcosa di piuttosto scontato nelle persone con pochi interessi: sono noiose e non hanno senso dell’umorismo. Sospetto invece che diventando più poliedrici, il senso della proporzione e dell’equilibrio si rafforzi, e di conseguenza il senso dell’umorismo migliori. E questo non può essere un male.
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Quando il corpo rimane fermo e la mente è costretta a fare qualcosa di ripetitivo, l’umano dentro di noi si ribella.
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Nell’antichità classica, un “polimata” (dal greco ‘sapere molte cose’) era un uomo che “aveva imparato molto” riuscendo ad eccellere in campi diversi.
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Richard Feynman ebbe le idee sulla elettrodinamica quantistica che gli valsero il Nobel riflettendo su un suo strano hobby: far girare un piatto sul dito (suonava anche il bongo ed era un abile scassinatore di cassaforti).
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L’invenzione è nemica della specializzazione. La natura e il progresso umani sono fondamentalmente eclettici.
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La sensazione che sia più facile imparare quando si è giovani non è del tutto sbagliata, o almeno ha una base concreta nella neurologia. Ma il presupposto che l’apprendimento in un certo senso s’interrompa quando lasciamo la scuola o l’università o raggiungiamo i trent’anni è smentito dai fatti.
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Il motivo per cui tanta gente rifugge da attività polivalenti è che pensa di non poter acquisire nuove abilità. Io credo che tutti possano farcela - e a qualunque età - ma solo se continuano a imparare.
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La vecchia idea rinascimentale di padroneggiare mestieri manuali e intellettuali sembra davvero influire positivamente sulla nostra capacità di imparare cose nuove.
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C’è spesso qualcosa di piuttosto scontato nelle persone con pochi interessi: sono noiose e non hanno senso dell’umorismo. Sospetto invece che diventando più poliedrici, il senso della proporzione e dell’equilibrio si rafforzi, e di conseguenza il senso dell’umorismo migliori. E questo non può essere un male.
http://aeon.co/magazine/world-views/anyone-can-learn-to-be-a-polymath/
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